Alla scoperta di un territorio dalle tradizioni secolari e di una Pietra unica al mondo.
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Il Museo della Pietra, inaugurato il 2 giugno 2004, ha sede nel restaurato Castello Medievale, pregevole esempio di architettura dell’anno mille, originario castrum intorno al quale si è sviluppata Ausonia.
Nel castrum, quasi interamente ricostruito con le bianche pietre calcaree di Coreno, batte oggi nuovamente il cuore antico di Ausonia, l’antica Fratte.
Qui conserva le sue radici più profonde e antiche, legate ad una storia comunitaria tormentata e orgogliosa (come gli eventi dell’ultima guerra mondiale, che qui ha infuriato più che altrove), riscattata grazie anche al recupero di questa testimonianza privilegiata, salvata da un probabile destino di paesaggio a maceria.
Il Museo della Pietra di Ausonia è un Museo demoantropologico che invita a riflettere sugli usi culturali locali della pietra, dal medioevo ad oggi, nei loro livelli di relazione con il territorio, l’ambiente, i sistemi di relazione sociale ed il sistema culturale umano, tra tradizione, cambiamento, trasformazione.
Nasce, quindi, come sito emblematico per l’identità locale; ne esprime la volontà di riscatto e di appartenenza riconfermata. La missione ovvero la ragione d’essere del Museo è sintetizzata nelle frasi scritte sulla “macchina”.
Chi è nato in questa terra le appartiene e la porta in sé. A noi, per comprenderla, non basta uno sguardo:
ne apriamo ogni porta, la scopriamo con tutti i sensi. Vite probas Fameram; Fameram laudamus et ipsi / saxaque non ulla praecipitata manu… Vito, a te piace il Fammera; anche noi ammiriamo il monte / e le sue pietre precipitate per mano non umana…
(Elisio Calenzio, 1430-1503, Opuscula)
… E non importa dove vado, dove mi trovo: Fammera mi segue ovunque con la sua mitica bellezza.
(Mariano Coreno, Melbourne)
Queste scritte evidenziano il legame del Museo con il territorio, il Fammera, montagna di mitica bellezza cui viene attribuito un carattere soprannaturale e che diviene emblema locale, patria interiorizzata, da portare dentro di sé.
Se la sede museale appare legata ad una scelta affettiva forte, la destinazione museale e quindi la missione che l’ispira, rivela un legame altrettanto forte con la cultura di questo territorio, che trova un primo riferimento proprio nel rapporto con il Fammera, simbolo di una unità difficile eppure radicata ed inamovibile.
Un monte dal quale si staccano pietre e rocce gigantesche, che precipitano con fragore, richiamando miti antichi e moderni, e costellando il territorio di presenze vive e familiari.
Questi genius loci, testimoni della presenza sovrana della montagna, evocano alla gente di Ausonia vicende storiche e sociali di solidarietà e conflitti, di unioni e differenziazioni. L’uno di fronte all’altro, il Fammera e il Castello mostrano una forte corrispondenza simbolica; danno senso a quel rapporto tra natura e cultura, sempre citato dagli antropologi, che trova qui manifestazione materiale e visibile
Ausona (in lingua greca antica Auxòna, Αυξώνα), l’antica città del popolo italico degli Osci Ausoni, è una città di difficile localizzazione. Faceva parte della Pentapoli aurunca; alleata dei Capuani, venne distrutta dai Romani nel 314 a.C. ed i suoi abitanti passati per le armi. La città non rinacque dopo questo massacro.
Ausona (in lingua greca antica Auxòna, Αυξώνα), l’antica città del popolo italico degli Osci Ausoni, è una città di difficile localizzazione.
Faceva parte della Pentapoli aurunca; alleata dei Capuani, venne distrutta dai Romani nel 314 a.C. ed i suoi abitanti passati per le armi. La città non rinacque dopo questo massacro.
Nei pressi dell’abitato moderno sono state rinvenute iscrizioni latine di età imperiale riguardanti la divinità di Ercole. Da alcuni studiosi, tali iscrizioni sono messe in relazione alla presenza di un’antica via processionale dedicata al culto del semidio, di cui in parte è ancora rintracciabile il percorso, che conduceva da Ausona alla costa tirrenica presso Minturno.
Nell’846, una flotta saracena pone sotto assedio Gaeta; gli assedianti si stabiliscono in località ad duos leones presso l’attuale Ausonia, prendendo il controllo delle vie di comunicazione verso sud.
Il villaggio di Fratte, dalla voce latina “fracta” = cose rotte o ruderi[3], viene nominato per la prima volta nel sec. XI in documenti dell’Abbazia di Montecassino e del ducato di Gaeta. Con la conquista normanna del Mezzogiorno d’Italia anche Ausonia, allora Fratte, farà parte del Regno di Sicilia, poi denominato Regno di Napoli, infine Regno delle Due Sicilie, fino al 1861, quando, con tutto il Sud, entrerà a far parte del neo proclamato Regno d’Italia.
Dal XV secolo a seguire, fu feudo prima Caetani, poi Colonna e Carafa. Il comune si trovò sul fronte durante la Seconda guerra mondiale.
Rientrante nel territorio della Valle dei Santi, nella parte meridionale del Lazio, al confine con la Campania, racchiusa tra le propaggini meridionali dei Monti Aurunci e delle Mainarde.
La parte sud-occidentale del territorio comunale è dominata dall’imponente contrafforte del Monte Fammera, che raggiunge i 1166 m s.l.m. nel territorio di Spigno Saturnia. Nel suo territorio nasce il fiume Ausente, ultimo affluente di destra del fiume Garigliano.
Lun-Gio
10 / 17
Domenica
10 / 17
Castello Medievale, Via San Michele, Ausonia (FR), Lazio
email: info@museodellapietra.it
telefono: 0776952021 int 6
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