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La macchina

La macchina espositiva in legno è un dispositivo di messa in allestimento e rappresentazione di una parte della ricerca etnografica, storica e museografica, condotta per la fondazione del Museo della Pietra. 

La rappresentazione, attraverso la proposta di un’attività di scoperta che coinvolge il corpo e la mente dello spettatore, propone una ricostruzione del territorio su cui hanno vissuto le comunità che si sono riprodotte, attraverso i secoli, negli insediamenti alle pendici del Monte Fàmmera..

La macchina ha una struttura scomponibile e manipolabile che contiene pannelli, monitor, apparati audio e teche. Il tema che l’ospite può approfondire, attraverso una progressiva immersione nei contenuti, è la pietra osservata alla scala del paesaggio, quindi il territorio nella forma del paesaggio fisico, naturalistico e antropizzato. 

I pannelli riprodotti in questa pagina sono quelli presenti all’interno della macchina. 

Come è possibile osservare, affrontano molti elementi e temi che caratterizzano il territorio in cui si è svolta la ricerca del museo. È dunque possibile approfondire, nella lettura dei testi, per esempio, le caratteristiche geologiche del territorio, dalla pianura alla fascia montana, passando per le zone collinari calcaree e quelle pedemontane. 

Nel paesaggio riprodotto nei dispositivi di rappresentazione è possibile conoscere, in maniera puntuale, le rocce tipiche degli Aurunci, la flora e la fauna che si possono incontrare nella zona, la distribuzione dei centri abitati, il modo in cui l’uomo ha modificato il paesaggio per mezzo delle pratiche lavorative (gli artefatti in pietra come muri a secco, terrazzamenti, pozzi, mulini, eccetera) e di vita quotidiana (edifici e manufatti a scopo abitativo, di trasporto e di comunicazione).

Una sezione della macchina è dedicata alle informazioni che riguardano la storia, in cui i fatti si mescolano alla leggenda, e la costruzione del castello che ospita il museo. 

Attraverso questi pannelli è possibile osservare il castello prima del restauro e seguirne il percorso d’uso a cui le comunità di Ausonia oggi, e quella dell’antica Fratte allora, lo hanno destinato.

L’ultima sezione approccia alle pratiche di lavorazione della pietra mostrando gli strumenti antichi e anticipando, in questo modo, la sezione successiva del museo che accompagna la visita nel particolare di pratiche, di usi e riusi, di concezioni della e sulla pietra.

I pannelli

I pannelli compongono un’ulteriore sezione dell’allestimento che prende a tema gli usi locali della pietra. 

Nel corridoio che si apre dopo la macchina espositiva, corre una cadenzata pannellatura a parete. I testi e le fotografie trattano – anche qui, in alcuni dispositivi, in modo interattivo – la pietra osservata alla scala del dettaglio. In questa sezione si scende, quindi, nei dettagli più puntuali delle pratiche e delle concezioni che compongono una parte della cultura e della socialità della comunità di riferimento. 

Ausona (in lingua greca antica Auxòna, Αυξώνα), l’antica città del popolo italico degli Osci Ausoni, è una città di difficile localizzazione. Faceva parte della Pentapoli aurunca; alleata dei Capuani, venne distrutta dai Romani nel 314 a.C. ed i suoi abitanti passati per le armi. La città non rinacque dopo questo massacro.

Lo strofinamento alla terra o a particolari pietre, ad esempio, è praticato per combattere i dolori, in modo specifico a quelli addominali. In questo rituale, il male, attraverso la pietra, migra alla terra. Nello specifico, il gesto è praticato nel sarcofago romano, davanti a Santa Maria di Correano, conosciuto come “la connola della Madonna”. 

È possibile rintracciare, comparativamente, lo stesso rituale anche in altri luoghi, come ad esempio: nella vicina Sessa, sarcofago di S. Casto, a Serra Monacesca, (“la culla di S. Onofrio”), in Abruzzo, a Gonare, in Sardegna, “la culla della Madonna”.

Nell’ambito di culti riconosciuti o coerenti con le pratiche e la dottrina del Cristianesimo, nella zona ritroviamo diverse forme di devozione, in particolar modo alla Madonna, S. Michele, S. Onofrio, S. Erasmo

Il culto dell’Arcangelo Michele, diffuso nel centro-sud, riassorbe caratteri di divinità più antiche legate all’acqua e al passaggio verso l’aldilà: l’egiziano Toth, i greci Ermes, Dioniso ed Ercole, eroe uccisore di mostri. 

Nel territorio ritroviamo, dunque, il santuario dell’Arcangelo, realizzato in pietra all’interno di una cavità del Monte Altino, accanto ad una sorgente. Ad esso si rivolgevano le comunità del territorio allargato, che oggi va da Esperia a Gaeta, passando per Itri. Nello specifico ci si recava (ci si reca) per ottenere sia la guarigione e il perdono dei peccati, ma soprattutto per ottenere la fine della siccità.

Accanto all’Arcangelo, con una forma di devozione predominante, rispetto ad altri culti della comunità, c’è la figura della Madonna. In particolar modo l’importanza della figura per la comunità è testimoniata della presenza di alcuni santuari a lei dedicati. Nei pressi di Ausonia, ritroviamo Santa Maria del Piano, un santuario risalente al XI sec. che contiene la cripta con affreschi che raffigurano la costruzione della chiesa come evento mistico.

Il santuario è connesso alla festività della Madonna omonima che connette Ausonia a Castro dei Volsci oggi in uno scambio di convivialità e di devozione comune che rievoca il miracolo della Santissima Vergine, in merito alla disputa tra le due comunità su un’effige della Madonna.

Oltre al santuario della Madonna del Piano, sul territorio si ricorda Santa Maria di Correano a Selvacava, il santuario della Madonna della Civita che raccoglie, durante le festività mariane, i fedeli di diverse comunità della zona.

Elementi archeologici

Alcuni pezzi pregiati in pietra, installati nel percorso museografico, ci testimoniano l’importanza che la pietra ha avuto per la comunità di Fratte nei secoli, anche nell’uso e nel riuso con fini artistici e monumentali.

Un’ara funeraria romana, proveniente dalla chiesa di S. Michele Arcangelo dove era stata incavata per farne un’acquasantiera; una coppia di leoni di epoca romana, fra i quali certamente uno dei Duo Leones, che fu utilizzato, in epoca medievale, dall’Abbazia di Montecassino, come cippi di confine con il Ducato di Traetto.

Nel medioevo, i due leoni in pietra, tolti forse dalla tomba di un notabile romano, furono collocati a nord di Fratte, l’attuale Ausonia, a segnare il confine del territorio dell’Abbazia. I duo leones si identificano con il luogo: sono citati nella famosa Carta Capuana che, nel 960, chiariva in italiano volgare una disputa di proprietà. 

Nel 1058 i trattesi sfigurarono e fecero a pezzi le statue leonine: intendevano impadronirsi di terre dell’Abbazia, una volta eliminate le pietre di confine.

Orari di Apertura

Lun-Gio

10 / 17

Domenica

10 / 17

Castello Medievale, Via San Michele, Ausonia (FR), Lazio

email: info@museodellapietra.it

telefono: 0776952021 int 6

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